martedì 26 febbraio 2013

Omaggio a Duchamp - di Roberto Bolaño


...da un sacchetto di plastica del supermercato in cui faceva la spesa ogni settimana con sua figlia estrasse tre mollette per i panni, che lui si ostinava a chiamare perritos, alla cilena, e con quelle attaccò il libro a un filo e poi rientrò in casa sentendosi molto più sollevato.

L'idea, naturalmente, era di Duchamp.

Del suo soggiorno a Buenos Aires esiste soltanto o si conserva soltanto un ready made. Eppure tutta la sua vita fu un ready made, che è un modo di placare il destino e allo stesso tempo di lanciare segnali d'allarme. Calvin Tomkins scrive al riguardo; «In occasione delle nozze della sorella Suzanne con il suo amico intimo Jean Crotti, che si celebrarono a Parigi il 14 aprile 1919, Duchamp inviò per posta un regalo alla coppia. Si trattava di istruzioni per appendere un trattato di geometria alla finestra del loro appartamento fissandolo con una corda, in modo che il vento potesse  “sfogliare il libro, scegliere i problemi, voltare le pagine e strapparle”». Evidentemente Duchamp non si limitò a giocare a scacchi a Buenos Aires. Prosegue Tomkins: «Può darsi che la mancanza di allegria di questo Ready made malheureux, come lo chiamò Duchamp, fosse un regalo davvero sconcertante per due novelli sposi, ma Suzanne e Jean seguirono le istruzioni di Duchamp con grande buonumore. Anzi, arrivarono a fotografare quel libro aperto sospeso in aria - unica testimonianza rimasta dell'opera, che non riuscì a sopravvivere a una simile esposizione agli elementi - e in seguito Suzanne dipinse un quadro intitolato Le ready made malheureux de Marcel. Come avrebbe spiegato Duchamp a Cabanne: “Mi piaceva introdurre l'idea della felicità e dell'infelicità nei ready made, e poi c'erano la pioggia, il vento, le pagine che volavano, era divertente”». Mi correggo, in realtà quello che fece Duchamp a Buenos Aires fu giocare a scacchi. Yvonne, che era con lui, finì per stufarsi di tanto gioco-scienza e se ne andò in Francia. Prosegue Tomkins: «Negli ultimi anni, Duchamp confessò a un intervistatore di essersi divertito a screditare “la serietà di un libro carico di principi” come quello e addirittura insinuò davanti a un altro giornalista che, esponendolo alle inclemenze del tempo, “il trattato avesse finalmente capito quattro cose della vita”».

Da 2666 – di Roberto Bolaño

foto dell'opera originale 

 Suzanne Duchamp: Le ready made
 malheureux de Marcel

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