domenica 19 maggio 2013

"Che cosa fa l'angelo nel nostro corpo astrale?"



Che cosa fanno gli Angeli nel nostro corpo astrale? Potremo persuaderci di ciò che essi fanno se ci solleveremo fino ad un certo livello nell'osservazione chiaroveggente e così vedremo che cosa avviene entro il nostro corpo astrale. Bisogna dunque sollevarsi perlomeno fino ad un certo grado della conoscenza immaginativa se si vuol rispondere alla domanda di cui sopra. Risulta allora che le entità della gerarchia degli Angeli, sia ogni singolo Angelo che in un certo qual modo ha un suo compito relativo a ciascun singolo uomo, sia anche soprattutto la loro cooperazione, formano nel corpo astrale dell’uomo delle immagini. Sotto la direzione degli Spiriti della forma essi formano delle immagini. Se non ci si solleva alla conoscenza immaginativa non si sa che nel nostro corpo astrale si formano continuamente delle immagini. Queste immagini sorgono e svaniscono. Se esse non si formassero l’evoluzione dell’umanità non potrebbe corrispondere in avvenire alle intenzioni degli Spiriti della forma.
Rudolf Steiner


Nel luglio 2008 si svolsero a Torcegno (TN) tre giornate di studio sulla conferenza di Rudolf Steiner Che cosa fa l'angelo nel nostro corpo astrale?, guidate da Karl-Martin Dietz dell'Istituto Hardenberg di Heidelberg.
Gli Atti di quel convegno sono ora raccolti in un volume pubblicato dalla casa editrice Novalis.

Karl-Martin Dietz  
Giornate di studio sulla conferenza "Che cosa fa l'angelo nel nostro corpo astrale?"
Editrice Novalis - Milano
82 pagine - 12 

Foto di Giancarlo Minò giancarlomino su Instagram
Foto di copertina di elisrealize su Instagram


venerdì 17 maggio 2013

Il sogno e la letteratura

Joseph Addison osservava che l'anima umana, quando si sbarazza del corpo e sogna, è al tempo stesso teatro, attori e pubblico. Potremmo aggiungere che è anche autore della favola che sta vedendo.
Un'interpretazione letterale della metafora di Addison potrebbe indurci a sostenere la tesi, pericolosamente affascinante, che i sogni costituiscono il più antico e certo non il meno complesso genere letterario del mondo.
Il sesto libro dell'Eneide sostiene che sono due le porte divine attraverso le quali ci giungono i sogni: una d'avorio, che è quella dei sogni fallaci, e una di corno che è quella dei sogni profetici. Si direbbe che i poeti abbiano oscuramente intuito come i sogni che prevedono il futuro siano meno preziosi dei sogni fallaci, invenzione spontanea dell'uomo che dorme.
Coleridge scrisse che le immagini della veglia ispirano sentimenti, mentre nel sogno i sentimenti ispirano le immagini. (Quale misterioso e complesso sentimento gli avrà dettato il Kubla Khan, che fu appunto dono d'un sogno?) Se una tigre entrasse ora in questa stanza, noi proveremmo paura; ma se sentiamo paura nel sogno, creiamo una tigre. Sarebbe questa la ragione visionaria del nostro timore. Ho detto una tigre, ma siccome la paura precede l'apparizione improvvisa, per capirla possiamo proiettare l'orrore su una figura qualsiasi, che nella veglia non è necessariamente spaventosa.
Un busto di marmo, una cantina, l'altra faccia di una moneta, uno specchio. Non esiste forma nell'universo che non possa contaminarsi di orrore. Di qui, forse, il sapore particolare dell'incubo, che è assai diverso dallo spavento o dagli spaventi che ci può infliggere la realtà.
L'arte della notte è andata penetrando l'arte del giorno.
Jorge Luis Borges

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