venerdì 22 maggio 2020

Se il computer ci trascina in basso...

Working Late di Zvi Szir 

Sono gli uomini che non pensano più e che diventano 
un blocco di dati il prezzo per le macchine che pensano?
Non dover più andare nella rete sarà ad ogni modo presto
il massimo lusso di libertà esistente in Europa
                                                                                                        Ulrich Dziubany 


Non è facile portare a coscienza l’azione del computer sull’uomo e sul suo pensare. Proprio le persone il cui rapporto col computer è segnato dalla dipendenza o perfino da un tratto maniacale, non vogliono guardare là dove si mostra la realtà spirituale dell’influsso del computer.
Non osiamo farlo perché sappiamo che taglieremmo il ramo su cui siamo seduti. Le persone non libere si preoccupano così tanto del bambino che non vogliono buttar via con l’acqua del bagnetto, che non si accorgono affatto di quanto si presenti rugoso e cianotico.
Cosi dice Andreas Laudert nel suo mirato linguaggio immaginativo. L’arte che spesso coglie quanto sfugge allo sguardo quotidiano può essere qui di grande aiuto.
In questo senso sono particolarmente grato a un quadro dell’originale artista antroposofo Zvi Szir che dirige a Basilea la scuola d’arte NeueKUNSTschule. Con il quadro Working Late, Zvi Szir mi ha permesso di sperimentare e di conoscere che cosa può succedere all’uomo davanti al computer.
Vorrei qui descrivere quel che noto, osservando il quadro, e collegarlo alle mie esperienze con il computer. Altri potranno magari vedervi dell’altro o darvi un peso diverso. Questo è il bello di un quadro: è molto più grande dei pensieri che vi sovrapponiamo. Lascia aperte più possibilità di interpretazione.
Paralisi della volontà: inizio guardando la tavola che separa il terzo inferiore del quadro dai due terzi superiori. Rispetto all’uomo seduto davanti al laptop, la tavola separa l’area superiore del sentire e del pensare dall’area inferiore della volontà. Siamo così già a un punto essenziale: chi non conosce la paralisi della volontà che produce in lui il computer? Tanto è semplice accenderlo, tanto è difficile spegnerlo! Quante volte ci si propone di guardare velocemente solo la posta e poi, due ore dopo ci si risveglia da attività insensate, ammettendo a se stessi con qualche senso di colpa che si è semplicemente buttato via tempo prezioso!
Sembra che davanti a quell’apparecchio non solo perdiamo il senso del tempo, ma anche la presa consapevole sulla volontà. Dimentichiamo quanto in realtà vogliamo e veniamo risucchiati, affascinati da una qualche potenzialità della tecnica o di Internet.
La zona della volontà sotto la tavola è buia. Vi si riconoscono con difficoltà delle forme. Vi domina volontà oscura, non rischiarata. Le gambe dell’uomo sono strette fra loro e ripiegate. Si ha l’impressione che siano schiacciate l’una sull’altra e bloccate. La volontà dell’uomo è bloccata davanti al computer. I colori sono del resto quelli del bambino piccolo, celeste e rosa. La volontà diviene infantile. Per me è una immagine azzeccata per quanto sperimento ogni volta: davanti al computer gli adulti possono essere perduti e pilotati da fuori come lo sono i bambini e i ragazzi.
Quella disciplina della volontà, a cui abbiamo tentato di educarci nel corso degli anni, scompare misteriosamente non appena si è seduti davanti a quella scatola luminosa dalle sconfinate possibilità. Si diventa infantili nella volontà. Infantili e legati. La presa sulla volontà si indebolisce. Sorge una paralisi nell’ambito del volere.
La natura del desiderio sopraffà il sentire: sul tavolo sta il computer grigio con la mela bianca: è quella che ha morsicato Eva portando al peccato originale? (Se si tiene conto che Steve Jobs stabilì il prezzo di vendita dell’Apple I 1975 a 666,66 dollari si può pensare anche ad altri ispiratori, rispetto alla dolce serpe del paradiso…).
Il laptop aperto riempie lo spazio del respiro e del cuore con un rettangolo grigio, riempie lo spazio con una assenza di colore, lontano dall’anima, là dove stanno la nostra facoltà di amore (cuore) e i nostri organi di equilibrio sociale (polmoni). In molte biografie umane è diventato realtà: grazie alle cosiddette reti sociali come Facebook, Twitter, e WhatsApp la loro vita di rapporti umani è stata risucchiata dalla macchina. Ci si incontra nella macchina. L’ambito più sacro dell’uomo: l’elemento sociale, viene affidato alla macchina. Facebook calcola per me quali notizie degli amici sono più importanti rispetto ad altre. La macchina interferisce nel mio comportamento sociale. Vanno persi il rispetto e la partecipazione.
Gli uomini sembrano sempre più colmi di grigia indifferenza nello spazio del cuore. Il grigio del rettangolo mi ricorda anche gli Uomini grigi del romanzo Momo di Michael Ende. Sono gli spiriti arimanici che convincono gli uomini a risparmiare tempo. In questo modo rubano loro il tempo. Chi ne cade vittima trascura le vicende del proprio cuore e diventa sempre più freddo nei confronti dell’elemento realmente umano.
Tanto più dominato dall’istintualità appare il resto dell’uomo. L’utilizzatore del computer riluce di un fiammeggiante rosso, arancio e giallo. Gli occhi spalancati sono affascinati. Fissa ipnotizzato lo schermo. L’uomo incontra con bollenti brame e desideri la fredda scatola meccanica. Dopo la scoperta dell’America molti europei furono pieni di brame per l’oro del nuovo continente. Si accesero passioni incredibili verso quel paese dalle possibilità illimitate.
Oggi il paese delle possibilità illimitate non si trova più in America. È in Internet. Molte cose sono gratuite, molte sollecitano la natura di desiderio e di brama dell’uomo. E come nel buon vecchio, selvaggio West, si può spadroneggiare, mantenendo una certa anonimità, senza responsabilità e senza coscienza morale. (Quest’illusione durò almeno fino alle rivelazioni di Edward Snowden.)
Vi si può vedere il principio della batteria: da un lato la freddezza e la perfezione di una tecnica sempre più veloce e miniaturizzata e dall’altro fiammeggia l’inesauribile vita di desideri e istinti dell’uomo emozionale. La macchina dà il meno, l’uomo il più. In mezzo nasce una vita simbiotica in cui si confondono realtà e illusione. Quanti sono gli uomini che pensano di avere in pugno la macchina, quando è invece la macchina che li tiene in pugno!
Chi pensa? È la batteria, la confluenza di tecnica e uomo che attira l’essere sinistro che si avvicina da dietro quale ispiratore e guida? Appare in una sfumatura grigio-blu. È il polo opposto dell’uomo affascinato dalla tecnica e carico di desideri. L’uomo è arancione giallo e caldo, questo essere è freddo e blu.
L’uomo con gli occhi spalancati mostra di essere dominato dallo schermo e di non vedere più con chiarezza. L’essere ha invece uno sguardo molto concentrato e mirato. Sa esattamente quello che vuole. Tiene saldamente la parte superiore del braccio dell’uomo e ne determina le operazioni con il “mouse” sul quale è appoggiata la sua mano destra.
Chi conosce le indicazioni date per l’euritmia riguardo alle rappresentazioni dei Drammi-mistero si accorge che questa mano che guida il “mouse” compie esattamente il gesto di Arimane. La mano deve adattarsi al mondo di Arimane, quando il computer ci invita a una compagnia simbiotica. L’altra mano dell’essere è sulla nuca, fra la testa e la spalla, si potrebbe anche dire: là dove pensare e sentire dovrebbero incontrarsi.
Questo freddo essere ispiratore sta dietro all’uomo davanti al computer come un potente Mefisto manipolatore. Quali pensieri vengono pensati in questo modo? Chi è che pensa? Un essere arimanico? Devo qui pensare alle descrizioni che fa Rudolf Steiner su Arimane quale scrittore.
Non è affatto facile comprendere che cosa avvenga in noi quando pensiamo davanti al computer. Infatti, è un’assoluta minoranza fra gli uomini quella che vuole osservare il proprio pensare. Si è abituati a usare il pensare sempre rivolto ad un certo contenuto. Così non si arriva mai a pensare il pensare come tale. È chiaro il “che cosa” del pensare: sono i concetti e i relativi collegamenti nel percorso dei nostri pensieri. Dormiamo invece rispetto al “come” del pensare.
Quali sono per esempio le qualità che vivono nel nostro movimento di pensiero quando cerchiamo di comprendere una frase filosofica, o quando ci lamentiamo dei nostri simili o quando compiliamo una dichiarazione dei redditi? Il nostro pensiero è freddo o caldo, rispettoso o brutale, profondo o approssimato, organico o meccanico, aperto o dogmatico, collegato o staccato dal cuore e dalla volontà?
Osservare il pensare è la chiave della Filosofia della libertà di Rudolf Steiner. Viene lì indicato come “condizione eccezionale”. Nonostante Rudolf Steiner abbia descritto questa autoconoscenza del pensare nella sua grande importanza, oggi è una eccezione che la si realizzi. Il libro pubblicato da John Brockman “Come ha modificato Internet il vostro pensare? Le teste che guidano oggi l’esistenza digitale” (tascabile Fischer 2011) è un triste esempio dell’incapacità per la maggioranza degli uomini di osservare il proprio pensare. Artisti, professori, ricercatori e altre figure famose rispondono a questa domanda. Quale insegnante di lettere avrei scritto sotto quasi ogni saggio “fuori tema”. In quanto non rispondono affatto alla domanda. Scrivono invece qualcosa che conoscono o che cosa pensano del tema. Evidentemente sono pochissimi quelli che riescono ad osservare e descrivere il cambiamento del pensiero prodotto da Internet.
Una piacevole eccezione è quella di Nicholas Carr che nel suo libro, che caldamente consiglio, “Chi sono quando sono on line … e che cosa fa il mio cervello nel frattempo? Come Internet modifica il nostro pensare”descrive la trasformazione del suo pensare davanti al computer:
Come ha constatato McLuhan, i media non sono solo canali di informazione. Passano la materia per nuovi pensieri, ma formano anche il processo del pensare. Un effetto di Internet sembra essere che mi diventa sempre più difficile concentrarmi ed elaborare intensamente col pensiero. Che io sia on line o no, il mio cervello attende che io lo nutra di informazioni come fa Internet: con un flusso rapido di particelle. Una volta ero un tuffatore nel mare della parola. Oggi scivolo via sulla superficie a folle velocità come uno sciatore supersonico.
Il quadro di Svi Szir mostra ciò che descrive Carr. I pensieri sono diventati superficiali e poco concentrati. Perché? Perché la volontà non è più collegata al resto dell’uomo. E perché il sentire viene gonfiato di fuoco, ma penetra in una area del cuore vuota, in quanto una macchina non può mai essere un alter ego degno dell’uomo. Il sentire vaga quindi a vuoto, carico di desideri e separato dal punto centrale del cuore. I pensieri non sono più collegati con cuore e volontà. Vengono sollecitati e sospinti, così come lo è l’uomo dalla fredda entità che, a differenza sua, sa esattamente che cosa vuole.
Chi è desto quando noi dormiamo davanti al computer? I pericoli essenziali del computer e della rete si chiariscono soltanto con un pensare che non veda l’uomo limitato al corpo fisico. Le azioni più incisive sono connesse agli arti costitutivi superiori dell’uomo.
Uno degli aspetti fondamentali dell’antroposofica di Rudolf Steiner è una visione dell’uomo che abbraccia diversi arti costitutivi del suo essere. A seconda delle prospettive e dell’ottica seguita si possono articolare in modi diversi. Nel presente contesto può essere utile seguire la quadripartizione: corpo fisico, corpo eterico, anima (corpo astrale) e spirito (io). (È del resto un’articolazione nota già agli antichi Egizi che distinguevano fra chat, ka, ba, e ach).
Il corpo fisico è l’arto costitutivo già abbastanza noto alla scienza più recente.
Più difficile da afferrare e descrivere è il corpo eterico. Gli dobbiamo soprattutto la crescita, la riproduzione, le trasformazioni, la capacità di pensare, di amare, di ricordare. In Asia la sua forza è chiamata “Ki” o “Chi”. L’anima ci è di nuovo più vicina. Vi sono attivi il nostro sentire, i nostri pensieri, i nostri impulsi di volontà.
Ciò che in noi pensa, sente e vuole è di natura spirituale. È il nostro io. Un io desto è una realtà specifica dell’uomo. L’anima l’abbiamo in comune con gli animali, il corpo eterico con gli animali e le piante, e il corpo fisico con tutto ciò che incontriamo sulla terra.
L’uomo attivo nella rete mostra la seguente collaborazione degli arti costitutivi: il corpo fisico è molto quieto, si muove solo la periferia (la punta delle dita).
La vita, il corpo eterico, si ritira e perde di forza. Ne è segno il diventar freddo degli arti e il senso di vuoto che si sperimenta. Il corpo eterico scompare sempre di più nel corpo fisico. L’uomo si avvicina all’elemento morto.
L’anima, portatrice emozionale dello spirito, vola attraverso il mondo di illusioni della rete, senza un legame con la realtà sensibile. Siamo in Australia, in America, nel tutto a seconda della pagina della rete che stiamo visitando. Ma siamo sempre in una illusione della lontananza, che non è reale lontananza. Gli arti costitutivi inferiori diventano sempre più fermi. L’anima e lo spirito vanno per vie autonome, separati da corpo fisico ed eterico, e questo a una velocità nervosa. Si ha così un’estraneazione fra gli arti costituivi inferiori e superiori.
Questa costellazione degli arti costitutivi è uguale a quella dello stato di sonno. Anche lì gli arti costitutivi inferiori arrivano a quiete e quelli superiori aleggiano in altri regni. Vi è dunque un piano sul quale il computer ci mette sonno! Ci porta in una condizione imparentata con il sonno.
Nel sonno vero è l’angelo che si occupa di noi. Riempie con coscienza di salute ciò che lasciamo libero nel sonno. Chi ci riempie quando davanti al computer ci addormentiamo parzialmente? Chi trova la propria gioia occupando il posto che si libera? A chi ci mettiamo a disposizione quando ci facciamo “tirar giù” dal computer? E’ l’essere freddo che sta come ispiratore dietro all’uomo pieno di passioni?
Se penso all’immagine dell’uomo parzialmente addormentato davanti al computer mi vengono un po’ i brividi … e tanti uomini si uniscono in un sonno collettivo davanti al computer. Che cosa viene fatto dell’umanità? Una comunità di uomini addormentati? Ma chi veglia al nostro posto?
Vi do un consiglio: quando la prossima volta siete davanti al computer, voltatevi una volta per vedere chi sta dietro di voi! Forse riuscirete allora a spegnere prima l’apparecchio …
Siamo malati e abbiamo bisogno di aiuto: non si tratta ovviamente di demonizzare il computer. Non è neppure la causa del male, sono i fenomeni che lo accompagnano. L’umanità è malata già da tempo. La catena degli arti costitutivi degli uomini già da tempo non è più inanellata in modo che l’io possa realmente agire attraverso l’anima e il corpo eterico fin nel corpo fisico. Il corpo eterico è così debole che viene messo in pericolo il collegamento con gli arti costitutivi superiori, corpo astrale ed io.
Già nel 1920 Rudolf Steiner diceva ai maestri della scuola Waldorf:
"L’umanità corre oggi il rischio (…) di perdere l’animico-spirituale. Infatti l’impronta fisico-corporea dell’animico-spirituale si trova oggi, in quanto molti uomini pensano in questo modo e in quanto l’animico-spirituale dorme, davanti al pericolo di passare nel mondo arimanico e che l’animico- spirituale si volatilizzi nell’universo. Viviamo in un tempo in cui gli uomini hanno davanti a sé il pericolo di perdere l’anima, per via dell’impulso materialistico. Si tratta di una cosa seria. L’abbiamo di fronte. Questo fatto deve oggi diventare il segreto che sempre di più ha da svelarsi per riuscire, conoscendolo, a operare in modo fruttuoso.”
Ai medici e ai sacerdoti della Comunità dei cristiani disse nel 1924:
Questo è qualcosa (…) che i medici e i sacerdoti attivi nell’umanità attuale dovrebbero comprendere per primi. Infatti si può proprio dire che oggi si possono osservare dappertutto due cose. L’io e il corpo astrale dell’uomo, nonostante lo stato di veglia, in fondo non trovano in modo corretto il corpo fisico e il corpo eterico.”
La crisi di questa connessione fra arti costitutivi è la chiave di molti fenomeni dell’attuale non cultura. Il computer rende visibile questa separazione fra arti costitutivi superiori e inferiori.
È la malattia nella connessione degli arti costitutivi diventata macchina. E’ il frutto del nostro sonno quale conseguenza della mancanza di legame dell’io col corpo. Naturalmente la macchina accentua il nostro indebolimento. Ci trascina sempre di più nel sonno, nella separazione fra arti costitutivi superiori e inferiori. Con questo non solo indebolisce la nostra volontà, ma anche il nostro io, che non riesce più a manifestarsi fin nella volontà guidata dal corpo.
L’apparente amico e aiuto si rivela come specchio della nostra malattia e come falso amico che ci indebolisce proprio là dove già siamo deboli.
Un bilanciamento al computer dovrebbe esprimersi così:
Desta la volontà capace di afferrare, armonizza il sentire, individualizza il vissuto del pensare. 
Quanto è stato riconosciuto e deciso dall’io deve riempire l’anima, muovere il corpo eterico e portare ad azioni terrene. 
Si può esercitare questo particolarmente bene con l’euritmia. Se l’essere desti significa la cooperazione di tutti gli arti costitutivi, non si può essere più desti di quanto non lo si sia quando si fa euritmia. Oggi è particolarmente importante la collaborazione fra anima (corpo astrale) e corpo eterico, perché è lì che si decide se siamo desti o addormentati, in quanto è lì che si interrompe la catena nel passaggio da veglia a sonno. Molto dipende dal corpo eterico, perché deve avere la capacità e la forza di portare come una coppa gli arti costitutivi superiori. Solo così la catena può mostrare un tessuto sano. Qui abbiamo bisogno del Cristo che oggi agisce soprattutto nel mondo eterico.
Alla fine la decimazione del corpo eterico dovuta al computer desterà sempre più nell’umanità la nostalgia di una guarigione nell’ambito eterico.
 Note:

1  - Andreas Laudert, Abschied von der  Gemeinde.  Von  der  anthroposophischen  Bewegung  in  uns,  Basel  2011 
1a – Ulrich Dziubany, Einer Mutter Zeit, Norderstedt 2011
2   - Rudolf Steiner, Considerazioni esoteriche su nessi karmici – vol. III, OO 237, 4.8.1924 e 8.8.1924
3   - Rudolf Steiner, La filosofia della libertà, OO 4, il capitolo „Il pensiero al servizio della comprensione del
mondo”
4  - Nicholas Carr, Wer bin ich … wenn ich on line bin …, Monaco 2010 
5 - Rudolf Steiner, Teosofia, OO 9, “L’essere dell’uomo
6 - Rudolf Steiner, Konferenzen mit den Lehrern der Freien Waldorfschule 1919 bis 1924, OO 300a 
7 - Rudolf Steiner, Corso di medicina pastorale, OO 318
8    - Sivan Karnieli/Johannes Greiner, Schau in dich, schau um dich – ein Buch zur Eurythmie, Steinbergkirche-Neukirchen 2016, capitolo “Die Krise des Ätherleibes und die Mission der Eurythmie“
9    - Sull’azione del Cristo nel mondo eterico Rudolf Steiner parla per esempio nei volumi: L’evento della comparsa del Cristo nel mondo eterico, OO 118 - L’impulso-Cristo e la coscienza dell’io, OO 116 Il cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità, OO 130. Vedi anche Anton Kimpfler, Ankunft und Wiederkehr des Christus, Dornach 2001 e Die Zeit der Wiederkunft – Christus begegnen, Kiel 1988
Johannes Greiner, da In Ahrimans Welt, Edition Widar, 2018 
(Traduzione di Stefano Pederiva)




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore

Katie ha detto...

Thankks for this blog post

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