venerdì 9 novembre 2007

Piccola canzone - di Hugo von Hofmannsthal

Non t'accorgesti dunque
della musica che tutta avvolgeva la casa?
Era notte fonda e senza stelle.
Ma chi stava su una dura pietra
a suonare dolcemente, ero io.

Quel che sapevo dire, lo dicevo:
"Tu amata, tu mio tutto!"
Ad oriente apparve una luce,
severo il giorno mi sospinse a casa
e la mia bocca tornò di nuovo muta.

martedì 30 ottobre 2007

Giorno di novembre - di Christian Morgenstern

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Come fumo sospesa,
nebbia avvolge le case,
sospinge il mondo in intimi confini;
nessuno esce senza una ragione,
tutto s'acquieta, raccolto in sé.

Diviene leggera
la mano,e la voce, il gesto è pacato.
Come in un mare profondo,
celati, l'uomo e la terra sognano.



giovedì 11 ottobre 2007

Fiordi, Grilli e civiltà

L’annuncio ha colto gli Svedesi alla sprovvista: lunedì 1° ottobre, Alex Schulman, l’autore del blog più letto e ritenuto il più cattivo di Svezia, annunciava la chiusura del suo diario di bordo, ospitato sul sito del quotidiano Aftonbladet. Sono giunti commenti a centinaia, alcuni lo supplicavano di rinunciare alla sua decisione, altri gli esprimevano la loro comprensione, ma vi era anche chi diceva che era tempo che chiudesse il suo blog, intitolato con scarsa modestia: Essere Alex Schulman.
L’autore ha spiegato, durante una conferenza stampa, d’aver a lungo riflettuto prima di decidere. “All’inizio ero davvero innamorato di questo progetto”, ha affermato riconoscendo d’esser rimasto molto sorpreso dal suo successo. In media “Essere Alex Schulman”, lanciato un anno fa, registrava 250.000 visitatori alla settimana. Poi la vicenda ha preso una piega diversa e l’autore non vi si è più riconosciuto. “Scrivere cominciò a procurarmi angoscia, rimorsi, spesso mi sentivo male”.
Alex Schulman fa autocritica, ma se la prende anche con i propri lettori: “Vi è una sete di cattiveria nel Web. Ogni volta che scrivevo su un personaggio noto, si poteva toccare con mano la sete di sangue fra chi lasciava il suo commento. Ridevano con crudeltà, scrivendo che volevano di più, di più, di più, e proponevano altri nomi contro i quali dovevo lanciare i miei strali”. Il suo disgusto non faceva che aumentare: “Ero sconvolto io per primo dalla mia durezza e insensibilità”.
Così ha messo fine al suo progetto che nelle intenzioni originali doveva essere letterario.
La morale di questa storia? La mia l’ho sintetizzata nel titolo.

martedì 9 ottobre 2007

Il castello di Gormenghast - di Mervyn Peake

Gormenghast, ovvero l'agglomerato centrale della costruzione originaria, avrebbe esibito, preso in sé, una certa qual massiccia corposità architettonica, se fosse stato impossibile ignorare il nugolo di abitazioni miserande che pullulavano lungo il circuito esterno delle mura, inerpicandosi su per il pendio, semiaddossate le une alle altre, fino alle bicocche più interne che, trattenute dal terrapieno del castello, si puntellavano alle grandi mura aderendovi come patelle a uno scoglio.
Questa fredda intimità con la mole incombente della fortezza era concessa alle abitazioni da leggi antichissime. Sui tetti irregolari cadeva, col variare delle stagioni, l'ombra dei contrafforti smangiati dal tempo, delle torrette smozzicate o eccelse e, enorme fra tutte, l'ombra del Torrione delle Selci che, pezzato qua e là di edera nera, sorgeva dai pugni di pietrame nocchiuto come un dito mutilato puntando come una bestemmia verso il cielo. Di notte i gufi ne facevano una gola sonante; di giorno, la sua ombra nera si allungava muta.
Mervyn Peake: Tito di Gormenghast

Gli alberi possono piangere - di Laurent Greilsamer

kast_baum_460Un albero. Spesso lo percepiamo solo come parte di un tutto, come elemento di sfondo. Può accadere però che un albero attiri la nostra attenzione, catturi il nostro sguardo, che la nostra mano poggi sulla ruvida corteccia come sulla spalla di un amico...
Un albero si può ammirare, lo si può amare. Un albero è una sorgente di energia, di bellezza. Vi è poi un albero che non è come tutti gli altri: è l'unico scorcio di natura che una ragazza ebrea, nascosta e reclusa in una soffitta, poteva guardare, che Kastanjeboom_annafrankpermetteva alla sua fantasia di correre lontano...
Il 23 febbraio 1944 annotava sul suo Diario: "Abbiamo guardato il cielo blu, il castagno spoglio con i rami scintillanti di minuscole gocce, i gabbiani e gli altri uccelli che sembravano d'argento nel loro volo verso il sole... Tutto questo ci ha commosso a tal punto che non riuscivamo più a parlare".
E il 13 maggio 1944: "Il nostro castagno è in piena fioritura dai rami più bassi alla cima, è carico di foglie e molto più bello dell'anno scorso".
Questo castagno, che ha più di centocinquant'anni, si trova nel giardino della casa dcasa_franki Anna Frank ad Amsterdam, e ora è malato. Il suo vecchio tronco è attaccato da funghi e parassiti in misura tale da indurre le autorità a decretarne l'abbattimento. Ha trovato però dei difensori: l'Istituto Anna Frank si è opposto a questa condanna a morte e ha ottenuto un rinvio fino al 1° gennaio per presentare proposte alternative.

Un albero non è materia inerte, è una creatura cara e uno specchio. La vecchia quercia porta in sè la saggezza, l'acacia la leggerezza, il pioppo l'eleganza, il cipresso l'austerità. Un albero è respiro e vita.

lunedì 8 ottobre 2007

Ottobre - di Fabio Tombari


Sono le sere in cui ci si rammarica dell'assenza di croci fra le corna dei cervi, della scomparsa del Graal, dei draghi da uccidere, le sere in cui si vorrebbe almeno che tutte le case fossero aperte ai poveri, ai solitari senza tetto né famiglia.
E la vendemmia continua.
Botti, bigonce, botticine, barilotti, benacce, torchi, navazze, canestre, mastelli, invadono le corti già piene di carri, di buoi, di ceste, di canti, latrati: quando anche le donne di casa sanno di salvia e rosmarino.
È questa la più gaia, la più rumorosa e odorosa sagra dell'annata. Come nell'antico pannello della chiesa di Aarschot. Immaginate una gran vigna bionda e mora dove i vendemmiatori s'affaccendano a recidere i grappoli, ad empirne i panieri da trasportare sul dorso fino al gran tino: e un villano vi danza a gambe nude.
Nel centro un torchio di pietra sotto cui è spremuto il Figlio dell’Uomo che sprizza sangue, e il sangue cola nella botte donde due sacerdoti dai grandi calici d'oro attingono il prezioso liquore. Scende intanto dal colle un biroccio con una gran bigoncia. Il leone alato e il toro tirano il carro sul quale un angelo fa schioccare la frusta e accanto all'angelo sta l'aquila. E' il sangue della Terra, che versato e tappato in barili da vescovi da cardinali e da papi, viene rotolato in cantina sotto le cupe volte della chiesa.
E il Sole cambia casa. Con le sue 43 eclissi solari e le 26 lunari, ogni secolo si sposta per far posto alla storia.
Bisogna far presto: ultimar la vendemmia, seminare, preparare gli scassi, i fossati. Averle usignoli codirossi stiaccini upupe quaglie fuggono tutti. Il Guardiano del Nord ha accumulato i tempi per scaraventarli in tempesta. È il tempo del coraggio. Il Sire entra in Scorpione.
In alto fra le nuvole transitano i gabbiani neri, l’orca minore; più in alto ancora l’aquila anatraia.
E cala la notte di Samain, la notte dei Celti.
Fabio Tombari: I mesi - Ottobre

lunedì 17 settembre 2007

Qualcuno forse... - di Giuseppe Gallo

Qualcuno forse sta già pranzando,
un altro si sarà attardato
sulla strada a celiare
con la negra giovane
al banco della frutta.

Sarà stato qualcuno
impegnato a provare
assorto sulla chitarra
le melodie per la sera,
e, sorpreso dagli elementi
urlanti, con spavento
sarà tornato presente.

Ma quel cielo! Con quale tempra
si scatena superiore la vita, e mobile
esplode feroce, imperativa nelle chiazze
di colore. Tenebra e luce, tenebra e luce.
E i bianchi, m'assoggetta l'autorità
della voce! Bassi. E s'intomba
in un niente la città (sullo sfondo
la notte precipitosa è sopraggiunta);
ha ogni cosa il medesimo umore.

Ogni cosa. Non il verde
della collina, sotto gli occhi,
qui strabuzzati.

Giuseppe Gallo: Da prodigio a prodigio
El Greco: Veduta di Toledo

sabato 15 settembre 2007

Il medioevo di Raymond Queneau



"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevano Calvadòs."
Raymond Queneau: I fiori blu

venerdì 14 settembre 2007

Il sogno è una seconda vita - di Gerard de Nerval


"Il sogno è una seconda vita. Non ho mai potuto attraversare senza un brivido le porte d’avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile.
I primi momenti di sonno sono un’immagine della morte. Un intorpidimento nebuloso afferra i nostri pensieri e ci è impossibile determinare l’istante preciso in cui l’io riprende l’opera della sua esistenza, sotto una diversa forma. È un sotterraneo incerto che s’illumina a poco a poco: dall’ombra e dalla notte emergono pallide figure, gravi e immobili, che popolano la sede del limbo. Poi il quadro prende forma, una nuova luce rischiara quelle apparizioni bizzarre: il mondo degli Spiriti si apre per noi.
Swedenborg chiamava tali visioni Memorabilia e ne era debitore più alla fantasia che al sonno; l’Asino d’oro di Apuleio, la Divina Commedia di Dante sono i modelli poetici di questi studi dell’anima umana. Seguendo tali esempi, vorrei tentare di trascrivere le impressioni di una lunga malattia che si è prodotta per intero nei misteri del mio spirito, benché mi chieda che senso abbia usare il termine “malattia”, se mai in vita mia mi sentii meglio di allora. Talvolta mi pareva che la mia forza e la mia operosità fossero raddoppiate; mi sembrava di sapere tutto, di comprendere tutto; l’immaginazione mi donava infinite delizie. Recuperando quella che gli uomini definiscono “ragione”, dovrò forse rimpiangere di averle perdute?"
Gerard de Nerval: Aurelia

giovedì 6 settembre 2007

Premio Italo Calvino


Il Premio Italo Calvino, che dal 1985 premia scrittori inediti, è giunto quest'anno alla 21esima edizione.
Il bando di concorso scade a fine settembre; tutti i dettagli per partecipare sul sito del Premio: www.premiocalvino.it.

lunedì 3 settembre 2007

Giorno di settembre - di Christian Morgenstern


È luminosità d'autunno dolorosamente dolce
che ad un tempo ti libera e t'affligge,
quando la veste cristallina della verità
avvolge d'un alito freddo il bosco e il monte.

È luminosità d'autunno dolorosamente dolce…

martedì 31 luglio 2007

Le plat pays

Con il mare del Nord come ultima terrabelgio_brume

e onde di sabbia a fermare le onde

e onde di roccia che le maree oltrepassano

e che non hanno mai basse maree nel cuore

con infinite brume che arriveranno

con il vento dell'Est... ascoltatelo occupare

il piatto paese che è il mio

belgio_catteCon le cattedrali come uniche montagne

e neri campanili come alberi della cuccagnabelgio_diavolo

dove diavoli di pietra scagliano le nubi

con il filo dei giorni come unico viaggio

e cammini di pioggia come unico saluto

con il vento dell'Ovest... ascoltatelo volere

il piatto paese che è il mio

belgio_canale2Con un cielo così basso che un canale si è perdutobelgio_canale

con un cielo così basso che crea l'umiltà

con un cielo così basso che un canale si è impiccato

con un cielo così grigio che bisogna perdonarlo

con il vento del Nord quando si solleva

con il vento del Nord... ascoltatelo sgretolare

il piatto paese che è il mio

belgio_estateCon un po' d'Italia che scende lungo l'Escautbelgio_campo

con Frida la bionda quando diviene Margot

quando i figli di Novembre ci ritrovano a Maggio

quando la pianura è fumante e freme sotto Luglio

quando il vento ride, quando è in mezzo al grano

quando il vento è a Sud... ascoltatelo cantare

il piatto paese che è il mio

La lunga partita a scacchi

Su Ingmar Bergman, questo genio assoluto, senza dubbio il più grande cineasta della nostra epoca, non si sa molto. L'infanzia a Uppsala - dove nacque nel 1918 - il padre pastore protestante, "un mostro di freddezza", la madre insoddisfatta e autodistruttiva. E poi l'irruzione insperata del meraviglioso grazie a una Lanterna magica, ricevuta come regalo di compleanno, il gusto per il teatro e per il cinema, i primi films brillanti, influenzati da Sjöstrom e da Dreyer.
Un girotondo di attrici - la cui bellezza veniva esaltata da una cinepresa che amavabergmantrilogy-06 riprendere i volti sempre più da vicino. Il carattere ombroso, l'esilio negli anni Settanta, dopo alcuni guai con il fisco, il ritiro da eremita su un'isola al largo della Svezia, Farö.
Tutto ciò Bergman stesso l'ha raccontato nella sua autobiografia - Laterna magica - e in tutta quella serie di esplorazioni intime che sono i suoi films.
Ma nessuna informazione biografica può preparare allo choc di un'opera magistrale, oppressa dal senso di colpa, dall'angoscia della morte, da uno "spavento cosmico". Un'opera carica di tutti i terrori dell'umanità e pur tuttavia ariosa, abitata dalla grazia e dal sublime. bergmantrilogy-04Un'opera che inventa costantemente forme nuove, e rigenera quel rituale del teatro antico, quella miscela di rito religioso e di fascino morboso che Bergman descrive così:
"Nella Grecia antica il teatro era indissolubilmente legato ai riti religiosi. Gli spettatori si riunivano molto prima dell'alba. Al levarsi del sole, avanzavano i sacerdoti con il volto coperto da una maschera. Quando raggiungeva la cima dei monti, il sole illuminava il centro della scena dove era innalzato un altare. Il sangue delle vittime veniva raccolto in un grande piatto. Uno dei sacerdoti, che indossava la maschera d'oro di un dio, si nascondevabergmantrilogy-02 dietro gli altri. Appena il sole era più alto, due officianti, cogliendo l'attimo più propizio, alzavano il piatto perché gli spettatori potessero vedere la maschera divina del sacerdote nascosto riflettersi nel sangue. L'officiante lasciava trascorrere qualche istante, poi abbassava il piatto e beveva il sangue."


Bergman, l'intime et le tragique
LE MONDE | 30.07.07

© Le Monde.fr

domenica 29 luglio 2007

Sul tetto della California

Ora eravamo a circa tremilacinquecento metri d’altezza e faceva freddo e c’era molta neve e a est potevamo vedere immense catene con le cime innevate e sotto di esse sterminate distese di valli, eravamo praticamente sul tetto della California.
A un certo punto dovetti avanzare carponi, come gli altri, su una stretta sporgenza, attorno a uno spuntone di roccia, cosa che mi spaventò moltissimo: il precipizio era di trenta metri, quanto bastava percal_lago2 rompersi il collo, con un’altra piccola sporgenza che offriva un piccolo rimbalzo preparatorio a una bella caduta d’addio di trecento metri. Il vento ci frustava, adesso.
Ma tutto quel pomeriggio fu pieno di vecchi presagi o ricordi, come se fossi già stato lì prima, arrampicandomi su quelle rocce per scopi più antichi, più seri, più semplici.
Finalmente arrivammo ai piedi del Matterhorn, dove c’era un bellissimo laghetto sconosciuto agli sguardi matterdi gran parte degli uomini di questo mondo, visto soltanto da una manciata di scalatori, un piccolo lago a tremilacinquecento metri con la neve sui bordi e magnifici fiori e un magnifico prato, un prato alpino, pianeggiante e di sogno, sul quale mi buttai immediatamente togliendomi le scarpe.
Japhy era già lì da mezz’ora quando arrivai, e adesso faceva freddo e lui si era rimesso i vestiti. Morley arrivò alle nostre spalle sorridendo. Restammo seduti là a guardare l’incombente ripido pietroso pendio dell’ultimo tratto del Matterhorn.


kerouac_ginsb

Jack Kerouac: I vagabondi del Dharma

sabato 28 luglio 2007

Il Tamigi, una barca e...

Fra tutte le esperienze del genere, la più emozionante è quella di farsi rimorchiare dalle ragazze. È una sensazione che tutti dovrebbero provare. Ci vogliono invariabilmente tre ragazze per trainare una barca: due tengono il cavo, l'altra saltella tra loro e starnazza. In generale, cominciano subito ad aggrovigliarsi il cavo attorno alla persona. Se lo arrotolano alle gambe e sono costrette a sedersi per liberarsi a vicenda, dopo di che se lo girano attorno al collo e rischiao di morire strangolate. Quando finalmente riescono a liberarsi, partono di corsa trainando la barca a una velocità pericolosa. Dopo untamigi19 centinaio di metri, naturalmente, sono sfiatate, si fermano di colpo e si siedono sull'erba sghignazzando, mentre la barca va alla deriva in mezzo al fiume e gira su se stessa, prima che voi vi rendiate conto di quanto è accaduto, e che abbiate il tempo di agguantare un remo. Allora le ragazze si alzano e manifestano la loro meraviglia. "Oh, guarda! - dicono - quello se ne sta andando verso l'altra riva" Ricominciano a rimorchiare la barca e per un poco procedono regolarmente, ma all'improvviso una di loro sente il bisogno di fermarsi, perciò rallentano e la barca si arena sulla riva. Voi spiccate un balzo, afferrate un remo e la disincagliate; poi gridate alle ragazze di non fermarsi. "Che succede?" gridano quelle di rimando. "Non fermatevi" tuonate voi. "Non... che cosa?" "Non fermatevi... continuate... tamigi18proseguite!" "Torna indietro, Emily, e senti un po' che cosa vuole" dice una delle tre; ed Emily torna indietro per informarsi. "Che cosa vuoi? - dice - è successo qualcosa?" "No - rispondete - tutto bene; ma continuate... non dovete fermarvi." "Perché?" "Diamine, non posso governare il timone se continuate a fermarvi. Bisogna mantenere un'andatura regolare." "Mantenere che cosa?" "Un'andatura regolare... bisogna evitare le soste." "Ah, va bene, lo dirò alle altre. Non siamo brave come rimorchiatrici?" "Ma sì, bravissime, purché non vi fermiate." "Non è difficile trainare una barca. Credevotamigi_mucca fosse una cosa complicatissima."
"Oh, no, è semplice. Basta camminare sempre. Quello è l'essenziale." "Ho capito. Dammi il mio scialletto rosso. È sotto il cuscino." Voi trovate lo scialletto, lo porgete a Emily e, nel frattempo, un'altra ragazza è tornata indietro. Anche lei ritiene opportuno prendere lo scialletto e poi, tutto ben considerato, le due si fanno dare anche quello di Mary, ma Mary non lo vuole, perciò lo riportano indietro e, invece, vogliono un pettinino tascabile. Passano circa venti minuti prima che riprendano il cammino; poi, alla prima svolta, vedono una mucca, e voi dovete sbarcare per allontanar la mucca dall'alzaia.
Non c'è mai un momento di noia, in barca, quando il compito di rimorchiare è affidato alle ragazze.

Jerome K. Jerome: Tre uomini in barca

venerdì 27 luglio 2007

La Grande Illusione


"Una schiera infinita di uomini laceri e piegati dalle fatiche, pensavano gli studenti, aveva attraversato il buio dei secoli soffrendo, sperando e aspettando di veder sorgere l'alba di una nuova epoca; e un'altra schiera, altrettanto infinita, di donne discinte e in lacrime, con i figli ignudi attaccati alle gonne, aveva atteso la luce di un riscatto che non era ancora arrivato... Nelle campagne, nelle fabbriche, nei borghi dove si respiravano le polveri delle miniere; nelle città rumorose e operose, nei porti ingombri di merci, nelle stazioni ferroviarie, sulle navi; nei cantieri delle strade e degli edifici che avevano dato un volto nuovo alle nostre città: dovunque il lavoro umano aveva trasformato il mondo, milioni di uomini e di donne, tutti insieme, avevano sognato il Grande Sogno. Lo avevano fatto vivere nelle loro vite senza luce, nei loro desideri senza illusioni, nelle loro lacrime e nel loro sangue; e quel Sogno informe, ma immenso e bellissimo, aveva atrraversato tutte le epoche della storia finché aveva preso corpo in alcune persone. Si era rivelato al mondo con il volto di Stalin e con quello di... Togliatti!"

Sebastiano Vassalli: L'Italiano

venerdì 20 luglio 2007

Arcangeli e maghetti

Mentre cresce l'attesa per l'uscita - domani - del settimo volume della saga di Harry Potter, su Internet si moltiplicano le anticipazioni: chi morirà, chi si sposerà, Harry sopravvivrà e che cosa farà da grande?... Un brusio sempre più forte che trova ospitalità persino sulle pagine del Corriere della sera.
Tutti fans del maghetto? Non tutti...
Gabriele Kuby ha scritto un saggio, Harry Potter - Gut oder Bose, in cui analizza un meccanismo narrativo che in realtà maschera una sostanziale indifferenza verso la distinzione fra Bene e Male.
Gabriel, un hacker britannico, è invece penetrato negli archivi della casa editrice Bloomsbury, carpendo l'intero, inedito, prezioso manoscritto. Poi, affermando di agire ispirato dal Papa, ha divulgato il finale del libro.
Strane coincidenze di nomi!
Ma forse l'annuncio è molto più umano: c'è un mercato in crescita, oggi, per una spiritualità banalizzata, di facile consumo, che richieda poca fatica; alcuni autori hanno saputo cogliere e sfruttare questa tendenza.
Non è infatti un caso che il tratto comune fra libri come Harry Potter, il Codice Da Vinci, La profezia di Celestino e le altre profezie new age, sia proprio una scrittura particolarmente sciatta.

giovedì 19 luglio 2007

Quando un amore finisce... alla Biennale

tiratriceSophie Calle (fotografa e artista francese) riceve una e-mail d'addio dal suo amante, lo scrittore Gregoire Bouillier, che conclude il suo messaggio con le parole: "Prenez soin de vous" - "abbiate cura di voi", ah l'eleganza ancien regime del francese! Dopo aver, immagino, pianto un po', Sophie convoca 107 donne - scelte fra le più disparate categorie: dalla tiratrice di carabina, alla veggente, alla filosofa...- chiedendo loro di interpretare e commentare quella lettera di rottura.
Ciascuna di loro è stata filmata nel momento della reazione immediata, poi fotografata accanto al testo in cui commentava la vicenda: le immagini sono ora visibili all'interno del padiglione francese alla Biennale di Venezia. La compassione delle 107 signore si esprime in modi molto diversi, ma è quasi sempre rivolta più alla situazione (donna abbandonata) che alla persona (Sophie Calle).
Fra i vari commenti, quello professionale della "tagliatrice di teste" Christiane Cellier che trova la lettera d'addio un ottimo suggerimento su come scrivere avvisi di licenziamento e quello della scrittrice Christine Angot che, voce dissonante, interpreta il sentimento di molti:
"Se Sophie l'avesse davvero amato quanto dice, non avrebbe convocato uno squadrone di donne pronte a misurarsi con l'Uomo, a scacciarlo, a squalificarlo con i loro testi minacciosi... Il coro feminile radunato intorno a questa lettera d'addio è un coro di morte."


Alla Biennale di Venezia fino al 21 novembre e su Lunettes rouges

mercoledì 18 luglio 2007

Visita guidata

strada

"...là dove si perde
la strada boschiva, che pare
un gran corridoio nel verde."




granaio





Il granaio all'entrata del giardino





tavolo






"Attorno ai tronchi ombrosi,
fra giochi di sole..."






primulanarcisoazzurro
"
...corolle

tenere, appena schiuse, come cieli
brevi sul prato..."



scalinatella

La scaletta di pietra che sale all'orto


ingresso






Ingresso



affreschi





"L'albero...
muto guarda, senza battere foglia"

finestra8








"...laggiù, oltre i colli dilettosi,
c'è il mondo..."




Le foto sono di Alice
Hanno poeticamente accompagnato la visita: Guido Gozzano, Arturo Onofri, Diego Valeri, Vincenzo Cardarelli.

sabato 14 luglio 2007

Lo strano caso del blog scomparso


“…tenere un blog, e ricevere commenti dai lettori, migliorerà la vostra capacità di pensare, di ricercare, di scrivere, di pubblicare, di curare l’aspetto grafico. Avrete il controllo totale. Sarete scrittori, redattori, editori, esperti di marketing. Avrete la libertà e la responsabilità di tutta la vostra produzione, nonché il controllo della sua distribuzione.

Invito tutti, sul serio, ad aprire un blog questa sera stessa: è gratis e richiede solo cinque minuti.

In tutta la storia dell’umanità, il blog rappresenta la prima opportunità per un individuo di far udire la propria voce sullo stesso piano di un governo, di una religione, di una corporazione. Un blogger può iniziare un’inchiesta, dare una risposta o provocare un sollevamento che i poteri dominanti non possono controllare.”

Questo il primo post con il quale Angelo Ingrid nel proprio blog si è rivolto prima di tutto agli scrittori per i quali la blogosfera è “paradiso e prigione”.

Parole che hanno subito trovato un’eco nei blogs inglesi e francesi, ma nel frattempo il suo stesso blog è sparito nell’Isola-che-non-c’è di Word Press, per violazione dei termini di servizio.

Forse, alla resa dei conti, la libertà della blogosfera non è così totale?

Collaboratori