martedì 2 giugno 2020

Pentecoste, la festa dell’individualità e della comunità



Il riversarsi dello Spirito Santo, evangeliario di Magonza, intorno al 1250


La Pentecoste è l’espressione di due tendenze evolutive paradossali. Una è il processo di frammentazione dell’umanità dovuta a un’individualizzazione sempre crescente, l’altra la formazione di una unione fraterna che abbracci tutta l’umanità. Entrambe devono svilupparsi contemporaneamente, ci dice Rudolf Steiner, entrambe sono la vera e propria missione del cristianesimo.
In tempi passati era il sangue che costituiva l’elemento comunitario, la famiglia, la stirpe, il popolo. Queste comunità erano sovrastate da un io superiore, da un io di gruppo. In questo modo però lo sviluppo dell’umanità non poteva portare alla individualità, alla consapevolezza di ogni singolo io, del suo nucleo eterno e alla libertà. La missione del Cristo voleva però questo sviluppo. Doveva, quindi, venir spezzata e frammentata l’antica formazione di gruppo. Per questo nella Bibbia troviamo quelle parole del Cristo che suonano tanto dure: nessuno può diventare suo discepolo, se non abbandona padre, madre, figli, oppure quando respinge la madre e i fratelli, dicendo che per lui madre e fratelli sono coloro che “fanno la volontà del Padre”. “Questo è lo spirito nuovo che deve venire nell’umanità rispetto al sangue. Nella stessa misura in cui muore la parentela di sangue crescerà l’autonomia individuale”(1).
Anche la cultura dei Misteri faceva parte del tempo in cui le comunità erano fondate sui legami di sangue. Gli iniziati, i sacerdoti, grazie alla iniziazione facevano discendere la sapienza divina, davano direzioni e leggi, perché tutti potessero raggiungere la sapienza e la verità eterne. Al vertice vi era l’iniziato più elevato che faceva scorrere dall’alto della struttura piramidale la sua sapienza. Era la massima autorità. Così tutto era costruito sulla autorità, e il singolo non poteva diventare libero.
Per essere adatti all’iniziazione, era necessaria una particolare attenzione al sangue. “Era importante che il sangue avesse la giusta miscela. Per questo si dava tanta rilevanza al fatto che la generazione del sacerdote non si mescolasse con altro. Per secoli si preparavano le condizioni perché uno fosse il giusto successore, in grado di diventare in questo modo un vero iniziato.”
Se l’umanità intera deve formare una grande unione fraterna, il sangue deve perdere il suo significato nei ristretti limiti avuti fino ad ora. “Ciò che agisce sull’io, che pulsa nell’io, non dovrà più dipendere dal sangue, quando tutta l’umanità sarà matura per un’unione fraterna”. Nel sangue si è innestato l’egoismo, l’autoaffermazione. Dal sangue egoistico che impedisce all’umanità di ampliarsi verso l’io universale, il Cristo liberò la Terra grazie al sangue sacrificale del Golgota. “Considerate la quantità di sangue che sgorgò dalle ferite del Cristo come la quantità che è dovuta scorrere, affinché il sangue perdesse la tendenza a formare comunità ristrette, dando la possibilità di diffondere l’unione fraterna su tutta la terra.”
Il principio del cristianesimo è che ognuno abbia accesso alla sfera della verità e della saggezza, allo Spirito Santo, ma sia anche responsabile per le esigenze di tutta l’umanità, senza più fare affidamento sulle autorità. La sapienza unirà ciò che l’individualizzazione frammenta; infatti la sapienza superiore, la sfera dello Spirito Santo, è unitaria. Anche della verità più alta ne esiste una sola, è unitaria.
Nel miracolo della Pentecoste viene a espressione il fatto che gli apostoli ampliano la loro unione fino a diventare unione dell’umanità, parlando una lingua compresa da tutti. Da un lato lo spirito della verità, insieme al massimo sviluppo della individualità dall’altro, unisce tutti gli uomini; questa è la visione del futuro che si presenta con la festa di Pentecoste.
Si trova una bella espressione di tutto questo in una miniatura di metà del XIII secolo. Gli apostoli sono raccolti intorno a Maria. Ognuno porta la propria fiamma con determinazione e chiarezza. Lo spirito divino che in alto compare come sole unitario nella zona dorata e nutre la sfera della sapienza, è frammentato, divenuto individuale. Ma questa sfera abbraccia e unisce con un bel gesto le figure individualizzate.
L’individualismo e l’unione fraterna fondata dallo spirito diventano tutt’uno. Questo è il segreto della festa di Pentecoste.
 Hella Krause Zimmer, da “Offenbare Geheimnisse der christlichen Jahresfeste“, Freies Geistesleben 2003
(Traduzione di Stefano Pederiva)

Milano, 31 maggio 2020                                                          Fondazione Antroposofica Milanese




1 Le citazioni sono prese dalle conferenze di Rudolf Steiner del 17 e 25 marzo e del 1 aprile 1907, Das christliche Mysterium, OO 97, Rudolf Steiner Verlag, Dornach

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