lunedì 6 luglio 2020

Il cielo sopra Dornach


"Ma le notti di Luglio, in quale voragine si inabissa la terra!
La Vergine, Arturo, Vega ed Altari punteggiano lo stellato, mentre Capra ed Antares ne tracciano il meridiano.
Gli ultimi astrologhi, con gli occhiali sul naso e l’astrolabio in mano, vorrebbero fermarle, ma l’universo avanza e ne sorgono dappertutto: da dietro i pagliai, oltre le montagne, sopra gli altari. Agli occhiali, i cannocchiali, il sestante, l’ottante, i prismi, i telescopi; ma invano: il gettito d’oro continua: fulgidissime, azzurre, pullulano sulle case, sui transatlantici, sulle carovane dei deserti. Alcune isolate rosse e tremanti quali lumi nelle stalle; altre a gruppi, quasi nidi, pulviscoli, cittadine del firmamento. Più le ricerche accaniscono e l’insondabile è esplorato, più l’abisso sprofonda. E quelle infittiscono. Ai pianeti i satelliti, alle fisse gli erranti, gli asterismi, le coppie; la pulcherrima d’Arturo, l’oro e zaffiro d’Albireo, la smeraldina d’Ercole: turchesi, rubini, lapislazzuli erompono dal tesoro del cielo; gemme, diademi, splendori di scrigni in un fiume di perle. Alle comete gli asteroidi, alle costellazioni le nebulose. Si specchiano sui mari, nei laghi, negli occhi dei cervi, nei gioielli delle dame.
Inutilmente gli ultimi poeti rimasti rivanno il senso perduto: la rigidità dell’indagine s’impone e il pessimismo invade anche i pastori erranti dell’Asia. L’astrologia si fa astronomia e i nomi propri non bastano; tocca ricorrere ai comuni: cocchiere, squadra, freccia, triangolo; alle bestie: lupo, giraffa, mosca, camaleonte; e infine ai minerali, agli zeri, decametri di zeri. E i miti ammutoliscono.
Pegaso, Cassiopea, Ercole, Andromedea cantavano di visioni, di sogni sublimi. Ora non più: gli eroi cedono il posto ai sapienti, i sapienti ai pedanti; l’Olimpo diviene un distretto, la plaga una mappa. Ciò che si ispirava alla Vergine, al Presepe, ai Gemelli, alla Greppia, si informa al compasso, al Fornello, Reticolo, Cavalletto, Macchina pneumatica.
A una religiosa rivelazione, la più fredda inchiesta: le impronte, le tracce spettrografiche; all’Epifania la polizia scientifica. Lo spirito non c’è più, c’è soltanto materia. E la Terra sprofonda.
Fisici matematici filosofi, tutti ugualmente ossessionati da quel vuoto che prima era fuori e ora è dentro di loro, non contemplano più il firmamento, ma solo i propri numeri nei loro propri quaderni. Lo stesso Einstein che con la sua arida formula pretende di escogitare la vita universa da un’astrazione, non sospetta neppure che quella sua equazione, buona per un galvanometro, non illuminerà mai né l’Iliade, né il sorriso di un fanciullo.
E mentre con la stessa fantascienza dei giornalini a fumetti, le più micidiali potenze provvedono a imbottigliare gli uomini per spararli fuori dall’orbita, le divine costellazioni che un tempo aprivano ai profeti i loro arcani celesti, rischiano di diventare sigle per pubblicità luminose; e le stelle filanti si gettano a capofitto nel buio con la noncuranza di cicche qualsiasi.
Ed ecco spettrale la tenebra prendere forma – la Testa del Cavallo, il Sacco del Carbone – ombre, larve di universi falliti e spenti; vane, senz’orbita, avanzare a tenaglia. Ma un uomo è insorto per tutti, e il cielo si spalanca sul colle di Dornach.
Il Cigno allo Zenit porta al sommo Vega: guizzano i Pesci, Pegaso. Perseo cala dal nord. L’Aquila, sorvolato il meridiano, ne scaccia il serpente. Ecco l’Ariete, ecco il Toro. Lo Scorpione è fuggito.
E Orione che avanza con i Gemelli, reso perlaceo dall’alba, ode osannare le altezze."
Fabio Tombari: I mesi - Luglioleggi il testo completo

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