mercoledì 12 settembre 2012

Parigi, visioni - di Gerard de Nerval


...oltrepassata la barriera di Clichy, fui testimone di una lite. Cercai di separare i contendenti, senza riuscirvi. In quel momento, proprio nel punto dov'era avvenuta la zuffa, passò un robusto operaio portando sulla spalla sinistra un bimbo vestito con un abitino color giacinto. Mi figurai che fosse San Cristoforo che portava il Cristo e che io fossi condannato per non aver avuto sufficiente forza nella scena appena accaduta. A partire da quel momento vagabondai in preda alla disperazione in quei territori indefiniti che separano il Faubourg dalla barriera. Era ormai troppo tardi per la visita che avevo progettato. Ritornai attraverso le strade che conducevano verso il centro di Parigi. Presso Rue de la Victoire incontrai un sacerdote e nella confusione in cui mi trovavo, volli confessarmi da lui. Mi rispose che non era di quella parrocchia e che quella sera si doveva recare da una persona; se l’indomani lo avessi voluto consultare a Notre-Dame, non avevo che da chiedere dell’abate Dubois. 

Disperato mi diressi piangendo verso Notre-Dame de Lorette, dove andai a gettarmi ai piedi dell’altare della Vergine, chiedendo perdono per i miei peccati. Qualcosa in me sussurrava: “La Vergine è morta e le tue preghiere sono inutili.” Andai a inginocchiarmi negli ultimi posti del coro, facendo scivolare dal dito un anello d’argento che portava incise queste tre parole in arabo: Allah! Mohamed! Alì! All’improvviso molte candele si accesero ed ebbe inizio una funzione alla quale tentai di unirmi in spirito. Quando venne recitata l’Ave Maria, il sacerdote s’interruppe a metà della preghiera e ricominciò sette volte senza che io potessi trovare nella mia memoria le parole successive. Infine la preghiera fu conclusa e il sacerdote tenne un discorso che mi sembrò alludere a me soltanto. Quando tutto si spense, mi alzai ed uscii, dirigendomi verso gli Champs-Élysées. 

Giunto in Place de la Concorde, pensai all’estremo annientamento. A più riprese mi diressi verso la Senna, ma qualcosa mi impediva di portare a termine il mio disegno. Le stelle brillavano nel firmamento. Tutt’a un tratto mi sembrò che si spegnessero di colpo come le candele che avevo visto in chiesa. Pensai che il tempo si fosse compiuto e che fossimo arrivati alla fine del mondo, annunciata nell’Apocalisse di San Giovanni. Credetti di vedere un sole nero nel cielo deserto e un globo rosso di sangue sopra le Tuileries. Mi dissi: “La notte eterna inizia e sarà terribile. Che succederà quando gli uomini si accorgeranno che il sole non c’è più?” Ritornai in Rue Saint-Honoré e compiansi quei pochi ritardatari che vi incontrai. Giunto vicino al Louvre, camminai fino alla piazza dove mi attendeva uno strano spettacolo. Attraverso le nuvole, rapidamente scacciate dal vento, vidi numerose lune passare nel cielo a grande velocità. Fui certo che la terra fosse uscita dalla sua orbita e che vagasse nel firmamento come un vascello senza alberi, avvicinandosi o allontanandosi dalle stelle che di volta in volta s’ingrandivano o rimpicciolivano. Durante due o forse tre ore, restai a contemplare quel caos e infine mi diressi verso Les Halles. I contadini vi portavano i prodotti della loro terra e mi chiesi: “Quale sarà il loro sbalordimento, vedendo che la notte si prolunga…” Tuttavia, qua e là i cani abbaiavano e i galli cantavano.

da Aurélia di Gerard de Nerval
Fotografia di Cris Thellung

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