"Il sogno è una seconda vita. Non ho mai potuto attraversare senza un brivido le porte d’avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile.
I primi momenti di sonno sono un’immagine della morte. Un intorpidimento nebuloso afferra i nostri pensieri e ci è impossibile determinare l’istante preciso in cui l’io riprende l’opera della sua esistenza, sotto una diversa forma. È un sotterraneo incerto che s’illumina a poco a poco: dall’ombra e dalla notte emergono pallide figure, gravi e immobili, che popolano la sede del limbo. Poi il quadro prende forma, una nuova luce rischiara quelle apparizioni bizzarre: il mondo degli Spiriti si apre per noi.
Swedenborg chiamava tali visioni Memorabilia e ne era debitore più alla fantasia che al sonno; l’Asino d’oro di Apuleio, la Divina Commedia di Dante sono i modelli poetici di questi studi dell’anima umana. Seguendo tali esempi, vorrei tentare di trascrivere le impressioni di una lunga malattia che si è prodotta per intero nei misteri del mio spirito, benché mi chieda che senso abbia usare il termine “malattia”, se mai in vita mia mi sentii meglio di allora. Talvolta mi pareva che la mia forza e la mia operosità fossero raddoppiate; mi sembrava di sapere tutto, di comprendere tutto; l’immaginazione mi donava infinite delizie. Recuperando quella che gli uomini definiscono “ragione”, dovrò forse rimpiangere di averle perdute?"
Gerard de Nerval: Aurelia
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