martedì 9 ottobre 2007

Il castello di Gormenghast - di Mervyn Peake

Gormenghast, ovvero l'agglomerato centrale della costruzione originaria, avrebbe esibito, preso in sé, una certa qual massiccia corposità architettonica, se fosse stato impossibile ignorare il nugolo di abitazioni miserande che pullulavano lungo il circuito esterno delle mura, inerpicandosi su per il pendio, semiaddossate le une alle altre, fino alle bicocche più interne che, trattenute dal terrapieno del castello, si puntellavano alle grandi mura aderendovi come patelle a uno scoglio.
Questa fredda intimità con la mole incombente della fortezza era concessa alle abitazioni da leggi antichissime. Sui tetti irregolari cadeva, col variare delle stagioni, l'ombra dei contrafforti smangiati dal tempo, delle torrette smozzicate o eccelse e, enorme fra tutte, l'ombra del Torrione delle Selci che, pezzato qua e là di edera nera, sorgeva dai pugni di pietrame nocchiuto come un dito mutilato puntando come una bestemmia verso il cielo. Di notte i gufi ne facevano una gola sonante; di giorno, la sua ombra nera si allungava muta.
Mervyn Peake: Tito di Gormenghast

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello sto castello..

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