giovedì 5 aprile 2007

A proposito di invenzione letteraria

"Io mi affannai a pensare una storia… Pensai, meditai: invano. Provai quella vuota impotenza creativa che è la maggior disgrazia per chi scrive, quando alle nostre angosciate invocazioni risponde, muto, il Nulla. “Hai pensato una storia?” mi si chiedeva ogni mattina; e ogni mattina la mia mortificante risposta era negativa.
Tutte le cose devono avere un inizio, per dirla con Sancho Panza, e tale inizio deve essere collegato a qualcosa avvenuto in precedenza. Gli indù fanno sorreggere il mondo da un elefante, ma fanno a sua volta sorreggere l’elefante da una tartaruga.
La facoltà inventiva, occorre umilmente ammetterlo, non consiste nel creare dal nulla, ma dal caos; innanzitutto si devono produrre i materiali: si può dar corpo a sostanze informi e oscure, ma non si può creare la sostanza stessa.
Per rimanere alle scoperte e alle invenzioni, anche quelle appartenenti alla pura immaginazione, sempre vien fatto di pensare alla storia dell’uovo di Colombo. L’invenzione, infatti, consiste nella capacità di cogliere le potenzialità di un soggetto e nella facoltà di forgiare e plasmare le idee che ci vengono suggerite.”

Mary Wollestonecraft Shelley
La genesi di “Frankenstein"

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