...e i Figli di Eternità
sulle rive di oceaniche immensità contemplavano,
come un Sole nero e un cuore d’uomo
che batte al ritmo della propria lotta,
l’immensa apparizione del mondo di Urizen.
Questo pannello di due metri di larghezza, il suo primo o secondo dipinto (nel 1420, aveva 20 anni), è fatto per essere guardato da vicino, perchè questo quadro sulla vita dei monaci nel deserto offre una serie di scenette didattiche, edificanti o divertenti (vi consiglio caldamente l'acquisto della collezione di quindici cartoline che riproducono questi dettagli). La vista d’insieme ci sorprende perchè tutto appare appiattito, le barche e le case in primo piano sono di proporzioni minuscole (si veda la barca dove diavoli neri portano via un dannato), mentre i monaci si muovono in un paesaggio roccioso ombreggiato e plastico, ma senza prospettiva (ritornerò più avanti sulla prospettiva). Lo sguardo non sa dove posarsi, se non forse sul funerale in basso, sul catafalco rosso e sul personaggio con la testa da rabbino che vi assiste. Dal catafalco, gli occhi corrono a due donne in abito rosso, le sole donne del dipinto: stanno tormentando un monaco? Sarà senza dubbio la mia immaginazione, ma mi è sembrato di vedere un serpente strisciare dietro una delle due e un maialino nelle mani dell’altra.